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La scorsa notte Agostino Faravelli ci ha lasciati.
Da tutti conosciuto come Tino, è stato primario di Anatomia Patologica all'Ospedale di Desio, socio fondatore e Vicepresidente per tanti anni di Patologi Oltre Frontiera. Per APOF è stato un pilastro, ha lavorato con l’entusiasmo e la determinazione che lo distinguevano per la promozione di tanti progetti ed iniziative, sempre guidato dal suo impegno affinché la salute fosse un bene di tutti. È stato il primo ad avere l’idea visionaria e rivoluzionaria della Telepatologia per la diagnosi anatomopatologica a distanza a favore dei Paesi in via di sviluppo. La prima stazione di Telepatologia via satellite è stata da lui installata a Chirundu, in Zambia, nel 2006, quando, ancora in Italia e in Europa, scanner, vetrini digitali, telediagnosi erano oggetti praticamente sconosciuti. È stato un formidabile comunicatore. Tutti noi ricordiamo le sue interviste a Rai radio 3, il servizio di Piero Angela su Superquark, il bellissimo spot di Bruno Bozzetto, i documentari di Giovanni Pitscheider. Tutti frutti del suo lavoro, della sua volontà di aggiungere valore alle nostre azioni Sua anche l’idea di portare in Europa le nostre idee di cooperazione, contribuendo a creare relazioni con varie Società scientifiche di Anatomia Patologica: Spagna, Svizzera e anche la Società Europea. Insomma per APOF è stato tante cose, e soprattutto un amico, sempre generoso, ma anche pronto a ragionare, a valutare criticamente, insomma ad impegnarsi senza risparmio e reticenze. Non è retorico dire che ci mancherà APOF Il Presidente Il Direttivo I Soci tutti
1 Comment
Gabriella Fenocchio
20/7/2022 12:05:26 am
Caro Tino, mi sarà difficile dimenticare la passione fervida, e insieme il tono scanzonato, con cui in quella indimenticabile giornata milanese, quando mi hai voluto come tua "intervistatrice", ho ascoltato il racconto avventuroso della tua vita. Sapevo che quello che raccontavi era tutto vero, eppure mi affascinavano i colori di una bella favola. E non sai quanto mi sarebbe piaciuto continuare a condividere con te il lavoro di quel libro che pensavi di confezionare per lasciare un'ulteriore traccia di te. Ma, lo sai anche tu, ben altre sono le tracce che hai lasciato. E avere il privilegio di averle conosciute e sentire l'impegno di provare a ripercorrerle potrà forse darci la speranza che ci sia qualche possibilità di vivere un po' meglio. Grazie, caro Tino, per quello che hai fatto, per il tempo che ci hai dedicato e per quello che vorrai ancora dedicarci da dove ora sarai.
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